Occhio ai Miti

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Oggi vi parlo di Enrico VIII,

Il nostro filiforme paziente, Enirico VIII

Il nostro filiforme paziente, Enirico VIII

Re di Inghilterra dal 1522 al 1547, data della sua morte. Egli è storicamente noto per il notevole numero di mogli che ebbe, sei, e per la rottura con la Chiesa di Roma che ha dato vita alla Chiesa d’Inghilterra (il collegamento tra le due cose è abbastanza ovvio). La sua storia è ricca di eventi e decisioni interessanti e proprio queste sue stranezze sono alla base della mia teoria psicologica: il re era afflitto da megalomania. Vediamo il perchè:

 

MEGALOMANIA: questa malattia è osservabile da chi ha la possibilità di vivere a stretto contatto con il malato. I sintomi principali sono la tendenza a vivere in un mondo “privato” e a fare qualunque cosa, incluso danneggiare le persone che si hanno intorno, per ottenere ciò che si desidera. Nel nostro augusto paziente queste caratterisitche sono molto forti: egli, appena salito al trono, rivoluziona drasticamente la corte inglese secondo i suoi gusti, ignorando lo stupore dei consiglieri reali; il suo agire determinato è stato inoltre la causa di innumerevoli esecuzioni frettolose, non ultime quelle di due delle sue mogli.

Un megalomane nasconde sotto questi comportamenti una tendenza alla depressione dovuto ad una scarsa considerazione della propria persona, questo nel caso di Enrico è senza dubbio dovuto al comportamento del padre, il quale non lo ha mai ritenuto in grado di sostenere il ruolo di Re. Proprio a causa di questa latente depressione il malato tenderà a lasciarsi andare nel corso della vita, fino ad abbandonarsi ad una fine ingloriosa (il re morì obeso, tanto che non riusciva nemmeno a muoversi).

 

Occorre sottolineare come queste tendenze fossero diffuse tra i regnanti di allora, ma senza dubbio Enrico VIII è un perfetto esempio di megalomane, eternamente insoddisfatto, eternamente in discussione, eternamente solo.

Una delle tante prove superate dall'acheo grazie alla sua astuzia

Una delle tante prove superate dall'acheo grazie alla sua astuzia

 

Risulta impossibile inaugurare la sezione del blog dedicata ai miti antichi se non con un tributo riattualizzante alla figura del laerziade Odisseo. Nonostante le sue avventure siano narrate in un racconto epico, non ci si deve stupire dell’enorme successo riscosso da questo personaggio anche nella nostra generazione. Chi di noi non ha ammirato le sue gesta? Chi può affermare di non aver mai provato invidia per la sua mente acuta e il suo successo con il gentil sesso?

 

Nel descriverlo Omero utilizza diversi epiteti, ossia caratterizzazioni aggettivali ricorrenti (ad esempio laerziade, cioè figlio di Laerte). Questa tecnica permette di memorizzare con facilità quelle che furono le peculitarità di Ulisse e di affezionarcisi. Nella mente si viene a creare un personaggio dalle mille astuzie, esperto viaggiatore e con una inesauribile forza.

 

Mi è capitato di riflettere sull’insistenza con cui il narratore ci ripropone tali epiteti. Questo mi ha permesso di effettuare una interpretazione in chiave moderna di Odisseo. L’operazione è stata molto semplice: mi è bastato effettuare una ricerca in base alle caratteristiche precedentemente elencate. Elemento aggiuntivo che mi ha aiutata a giungere al mio risultato è stata la tendenza quasi ossessiva di Odisseo verso i viaggi, quasi come se fosse impossibile per lui risiedere nella sua amata Itaca.

 

Ecco il risultato….

Disturbo schizotipico di personalità:

caratteristica principale di un soggetto affetto da tale disturbo è una tendenza all’isolamento sociale, anche se gli aspetti più importanti della sindrome sono le stranezze del pensiero. Queste stranezze si concentrano su quattro temi:

  1. Sospettosità e ideazione paranoide ( tendenza a pensare che tutti complottino contro di loro) intuizioni che salvarono la vita dell’eroe greco più di una volta;

  2. Idee di riferimento (interpretazioni errate che portano a collegare eventi tra loro scollegati) come ad esempio paragonare la grotta di Polifemo al tranquillo rifugio di un pastore;

  3. Credenze bizzarre e pensiero magico (tendenza che porta a credere di poter prevedere eventi futuri) in effetti Odisseo da quando vide Tiresia senza dubbio ne fu afflitto;

  4. Esperienze percettive insolite…come ad esempio i suoi diversi dialoghi con Atena;

 

La terapia di questo disturbo è molto difficile. Può avvalersi, seppur in parte, dei farmaci neurolettici utilizzati per la schizofrenia e le altri sindromi psicotiche e di un sostegno psicoterapeutico a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni), di tipo cognitivo-comportamentale.

Che dire di più…se non occhio ai miti??


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